Alcune settimane or sono sono stato in Sudtirol ed ho avuto l’opportunità di visitare con un po’ di calma la Val Pusteria (Pustertal). Mi sono fermato a Welsberg, e da lì ho risalito la Gsiestal , ho visto poi il famosissimo Pragser Wildsee (lago di Braies), Antholz ed ho fatto alcune camminate attraverso i loro masi ed alpeggi (Alm Wegg).
Ho usato i mezzi pubblici, tra l’altro anche il treno della Val Pusteria, perché volevo provare il loro servizio trasporti e perché mi era stato consegnata dal proprietario dell’affittacamere che mi ospitava, l’holidaypass, carta che consente di utilizzare gratuitamente tutti i mezzi pubblici del Sudtirolo – che dire, organizzazione ed efficienza teutonica, qualche volta sarebbe sufficiente copiare…
La cosa che m’impressiona di più del Sudtirolo, ed in questo ennesimo soggiorno ne ho avuto ulteriore prova, è l’amore per il proprio territorio, che diventa heimat (patria), ed è un valore imprescindibile del concetto di appartenenza e di autonomia del popolo sudtirolese e del suo essere. Questi valori, anche se sono ancora principalmente il DNA della S.V.P, stanno diventando patrimonio di tutta la popolazione e non solo di quella di lingua tedesca.
Il territorio è curato ed anche usato, per creare opportunità economiche, sempre però con un attenzione che si deve riservare ad una « risorsa scarsa », una risorsa che si deve valorizzare con attenzione per trasmetterla alle nuove generazioni.Ovviamente anche in Sudtirolo tutto é perfettibile, ma qui gli amministratori ed i politici Sudtirolesi hanno saputo coniugare la tradizione ecologista tedesco / bavarese, ai loro bisogni ed al loro territorio.Grande parte nell’elaborazione di questa strategia hanno avuto in questi anni anche i Grünen sudtirolesi, con personaggi del calibro di Alexander Langer e Reinhold Messner.
Langer, nelle sue numerose attività politiche, intellettuali e filosofiche, si confrontò criticamente con l’etnonazionalismo della S.V.P., ma nella sua strenua attività per la creazione di rapporti interetnici solidali e pacifici, non mise mai in dubbio il valore dell’Autonomia Sudtirolese, legandola alla lingua ed alla conservazione del territorio; cosa ben diversa dalle teorie marxiste di alcuni verdi de nos âtre, che hanno sempre visto l’uso delle nostre lingue come un fattore di lotta tra classi sociali ed hanno speso i loro anni migliori, per indirizzare la loro ricerca storico/politica a suffragare queste tesi; senza peraltro accorgersi, che nel divenire linguistico di una società è sempre presente, un dualismo positivo tra lingua della famiglia e lingua dei rapporti sociali, economici e culturali. Da noi è sempre esistito un naturale bilinguismo francese-patois corrispondente a quanto accadeva in tutti i Paesi d’Europa dove si usa/va un codice linguistico dialettale per i rapporti famigliari ed uno diverso (la lingua letteraria) per i rapporti esterni.Ma tornando alla cura del territorio ed all’ecologia, come diceva Langer, l’ecologia non è « né di destra né di sinistra ». L’ attenzione all’ambiente deve essere inteso, ritengo, come un patrimonio comune di una comunità. Ed questo sentire comune, dovrebbe essere ancora maggiormente presente in una Comunità Autonoma che dal territorio è stata plasmata e condizionata, nel suo essere ed anche nella sua lingua.Tutto ciò è parte integrante del patrimonio immateriale di un popolo, e fa parte, in qualche modo, anch’essa dell’ambiente da salvaguardare.Questo è ancora più evidente nei territori delle Montagne Europee. In questi anni poi, grazie alle migliorate condizioni sociali e culturali, sono diventati fattori strategici per l’elaborazione di nuove politiche, temi come: l’attenzione verso l’ambiente, il cambiamento climatico, la qualità dei prodotti alimentari, la manipolazione genetica; è necessario quindi che anche nella nostra idea di Autonomia questi argomenti abbiano cittadinanza e siano approfonditi.Tutto questo può essere fatto, anche usando le nuove tecnologie di comunicazione (con sistemi di moderazione dei flussi informativi, perché siano salvaguardati i principi della democrazia e il buon gusto), per cercare di raggiungere, informare e sensibilizzare i Valdostani…Posso concludere che questi ragionamenti e questi confronti d’idee devono essere fatti al più presto tra gruppi di persone ( siano essi partiti, associazioni di portatori d’interessi o altro) purché si cerchi di coniugare attività politica-sociale ed attività di sviluppo strategico per la nostra Valle.
Magari fosse !!