COVID19 E LA STRAGE DEI NONNI

Lo scorso 6 marzo scrivevo queste frasi su un mio post, “I nostri anziani, sono persone che hanno lavorato tanto per permettere a noi, di vivere in questa situazione di benessere e di tranquillità sociale.
È quindi, un dovere di tutti, non abituarci a considerare queste morti, come normali e soprattutto ad accompagnarle con commenti del tipo “ … ah era vecchio..” quasi con una certa sufficienza ed abitudine.
La vita umana è preziosa sempre!
Se cominciamo con considerazioni di questo tipo, potremmo dare riavvio a pericolose idee, che portarono alla diffusione di pseudo ideologie, che la storia ha rifiutato e sconfitto.”

Oggi 19 aprile, questa riflessione, sui nostri nonni, è ancora più di attualità.
Si susseguono articoli sui maggiori quotidiani nazionali ed internazionali, sulla strage “dei nonni”, che si sta compiendo in queste settimane con il propagarsi del Covid19. Parole durissime sono state pronunciate da Papa Bergoglio.
Anche nella nostra VdA, il tributo delle generazioni più anziane è altissimo.
Le nostre microcomunità, stanno attraversando dei momenti non facili, il personale delle micro, i medici, gli infermieri sono messi a dura prova, gli amministratori sono in trincea per affrontare questo difficile momento. Ci sarà tempo e modo per capire come sono andate le cose.
Quello che mi preme sottolineare è che, esiste, come ieri ha scritto Piero Minuzzo, il problema del rapporto tra la nostra società e le generazioni più anziane.
Anziani vittime e come afferma Luigi Manconi gli anziani “ …Sono i morti dell’Età dello Scarto..”
“..deceduti nel silenzio e nell’anonimato di residenze dedicate a Santi e Beati o dai nomi rassicuranti, come Villa Fiorita o Casa Serena, che promettono una pace quieta”.
“Sono gli improduttivi, i fuori età, i fuori tempo massimo e i fuori di testa, gli esauriti e gli esausti, coloro che hanno vissuto troppo o che non hanno vissuto affatto, sono gli inseguiti dall’inc-Alzheimer (come diceva di sé il grande scrittore Salvatore Mannuzzu), gli affetti da quella demenza senile che per molti è un rifugio al rimpianto, quelli dell’ipertensione arteriosa, del diabete, dei disturbi cardiovascolari e delle mille patologie che affannano la vecchiaia dell’uomo…”
Tutto questo è un problema sociale anche per la nostra Valle d’Aosta. Facciamo parte del mondo, che ci piaccia o nò, e giriamo anche noi con lui.
Siamo vittima tutti di mode ed ideologie che esaltano, il giovanilismo, la produttività, che hanno come conseguenza l’emarginazione e la “ messa nello spogliatoio “ degli anziani, dei deboli , dei non “in forma” che non sono più parte degli schemi di questa micidiale partita che si sta giocando, ma di cui noi tutti, automaticamente ed inconsciamente siamo i giocatori.
Il Covid19, ha messo i nostri medici, di fronti a drammi etici morali enormi e scelte drammatiche: chi salvare?
Quando nei nostri ospedali, mancano i posti in rianimazione oppure su chi provare una nuova terapia.
Manconi cita Habernas che afferma che il medico ”sia guidato esclusivamente dalle disposizioni sanitarie relative alla maggiore prospettiva di successo del trattamento clinico”.Mah, spero sia così..
Al di là di questi terribili dilemmi, cosa possiamo fare noi in Valle, con la nostra Autonomia per affrontare questi grandissimi problemi?
Prima di tutto raccogliere e sistematizzare tutti i dati che ci possono descrivere questa pandemia: da come ci siamo comportati in ospedale, come ci siamo comportati sul territorio, quali protocolli abbiamo seguito, i dati epidemiologici, i casi affrontati, il numero dei morti, cosa è successo e cosa sta succedendo nelle micro comunità e nelle residenze per anziani, siano esse private, date in concessione o gestite direttamente dal pubblico, il nostro sistema socio assistenziale come ha affrontato questa pandemia epocale, quali provvedimenti sono stati presi e con che tempi dall’unità di crisi, vero ed unico centro di gestione della crisi.
Tutti questi dati ci servono per riprogettare celermente un sistema di Welfare e sanitario, che abbia al centro l’Uomo, ed un corretto rapporto tra le generazioni.
Per una piccola comunità come la nostra, ogni vita umana persa è un patrimonio immenso che se ne va.
Nelle piccole comunità, ognuno di noi svolge un ruolo sociale essenziale, sia esso giovane o anziano, fatto di rapporti, di conoscenze, di trasmissione di saperi, di cultura, di voglia d’innovazione.
Molti economisti, indicano per la nostra Valle, come mezzo di sviluppo economico delle nostre risorse, considerati i nostri piccoli numeri, lo sviluppo delle aziende famigliari con la trasmissione del nostro saper fare tra generazioni, uno sviluppo verticale, coniugando tradizione ed innovazione.
Ma se non salvaguardiamo questo rapporto tra generazioni, dal punto della difesa della nostra salute, come facciamo ad applicare questo modello?
Dobbiamo ragionare, subito, questo è compito della politica e di tutti noi, su come affrontare la Fase2.
Ma per la riapertura e la ripartenza della nostra comunità dobbiamo, fin da subito, coniugare le nuove idee di sviluppo e la ripartenza economica, con la progettazione di un nuovo sistema socio sanitario per la Vda.
Perché se la prossima volta il virus, attaccasse e fosse più virulento con le nuove generazioni come la mettiamo?
E se una cosa, abbiamo imparato da questa pandemia, è “…mai dire mai”

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