Alcune settimane or sono ero in Sudtirol ed ho avuto l’opportunità di visitare la Val Pusteria (Pustertal).
Ho usato i mezzi pubblici, tra l’altro anche il treno della Val Pusteria, perché volevo provare il loro servizio trasporti e perché mi era stato consegnata dal proprietario dell’affittacamere che mi ospitava, l’holidaypass, carta che consente ai turisti di utilizzare gratuitamente tutti i mezzi pubblici del Sudtirolo – che dire, qualche volta sarebbe sufficiente copiare…
La cosa che m’impressiona di più del Sudtirolo, ed in questo soggiorno ne ho avuto ulteriore prova, è l’amore per il proprio territorio, che diventa heimat (patria), ed è un valore imprescindibile del concetto di appartenenza e di autonomia del popolo sudtirolese e del suo essere. Il territorio è curato ed anche usato, per creare opportunità economiche.
Una risorsa che si deve valorizzare, con attenzione, per trasmetterla alle nuove generazioni. Concetto politico non nuovo, ma che in SudTirolo ha permesso, in tema di trasporti, la costruzione del Tunnel ferroviario del Brennero. Tunnel, che una volta terminato, permetterà di eliminare i TIR da tutto il Trentino Alto Adige, con benefici ambientali incalcolabili per una regione alpina e non solo.
Ovviamente anche in Sudtirolo tutto é perfettibile, ma qui gli amministratori ed i politici hanno saputo coniugare la tradizione ecologista tedesco / bavarese, ai loro bisogni ed al loro territorio. Grande parte nell’elaborazione di questa strategia, hanno avuto in questi anni anche i Grünen sudtirolesi, con personaggi del calibro di Alexander Langer e Reinhold Messner.
Langer, nelle sue numerose attività politiche, intellettuali e filosofiche, si confrontò criticamente con l’etnonazionalismo della S.V.P, ma nella sua strenua attività per la creazione di rapporti interetnici solidali e pacifici, non mise mai in dubbio il valore dell’Autonomia Sudtirolese, legandola alla lingua ed alla conservazione del territorio; cosa ben diversa dalle teorie vetero-comuniste di alcuni verdi “de nos-âtre”.
Ma tornando alla cura del territorio ed all’ecologia, come diceva Langer, l’ecologia non è «né di destra né di sinistra». Ritengo che un argomento a valenza “ambientale ed ecologica” da cui e su cui si debba ricominciare a ragionare come Comunità valdostana, al netto di vecchie contrapposizioni solo ideologiche, sia la politica dei trasporti e la mobilità della nostra regione, soprattutto ora che il problema #TunneldelMonteBianco, avrà spazio nell’agenda politica Valdostana e non solo.Questi ragionamenti e questi confronti d’idee devono essere fatti però al più presto, tra i Valdostani (siano essi partiti, associazioni di portatori d’interessi o altro) purché si cerchi di coniugare attività politica-sociale ed attività di sviluppo strategico per la nostra Valle.
Abbiamo sprecato tutti, in questi anni, noi Unionisti per primi, troppe risorse economiche, tecniche, politiche ed intellettuali per scontrarci su vecchie logiche di mobilità, che si fermavano essenzialmente su ragionamenti “gomma si, gomma nó” (pedaggi autostradali a parte, ma li tocchiamo il tasto delle concessioni e sarebbero necessari “delicati” approfondimenti) e per ragionare solo su politiche trasportistiche regionali o al massimo interregionali;senza dedicare mai uno sguardo all’Europa prima, ed all’Italia poi. Un contesto dove nascevano, la grande velocità con il TGV e poi con il Freccia Rossa, dove nascevano i vettori aerei low-cost, dove si progettavano e si costruiscono i nuovi corridoi di traffico europei. Tutto ciò per una Regione Autonoma come la Valle d’ Aosta, fisicamente e storicamente al centro reti di comunicazione europee, è stato un errore di miopia strategica, compiuto in primis da noi Autonomisti e da tutta la comunità, portatori d’interessi compresi.
A dire il vero, un tentativo di sguardo all’Europa, negli anni 80 ci fù, con il progetto “Vivoli”, il dirigente dei trasporti di allora. Il progetto, commissionato dalla Giunta Regionale, prevedeva un collegamento ferroviario moderno verso la Svizzera, attraverso un tunnel che da Aosta raggiungeva Martigny e da lì una rete ferroviaria europea in evoluzione. Ma tutto si fermò, io dico, per poca convinzione nei nostri mezzi.
Come diceva qualcuno “Oggi continuare ad asfaltare, non è un investimento, perché non si ha un idea di paese moderno ed attento all’ambiente”
Ed, in un idea di Valle d’Aosta del domani, l’attenzione ad una nuova mobilità deve essere intesa, come fattore di sviluppo. Buona parte delle energie e le risorse dei prossimi anni, nel settore dei trasporti, devono essere spese e dedicate alla progettazione di una rete ferroviaria, a basso impatto ambientale, che colleghi la Valle d’Aosta, all’Italia ed all’Europa, come d’altronde è stato ed è, il suo destino storico geografico e oserei dire strategico.
Tutto questo può essere fatto allargando il dibattito, anche usando le nuove tecnologie di comunicazione, per cercare di raggiungere, informare e sensibilizzare i Valdostani… In questi anni poi, in cui sono diventati fattori strategici per l’elaborazione di nuove politiche, temi come: l’attenzione verso l’ambiente, la mobilità, il cambiamento climatico, la qualità dei prodotti alimentari, la manipolazione genetica; è necessario che anche nell’elaborazione di una nuova idea di Autonomia questi argomenti abbiano cittadinanza e siano approfonditi.

Concordo senza richieste di appello…. grazie Jean!
Abbiamo un gran bisogno di riflettere ad alta voce.